Il PTE guida l’Italia verso lo Sviluppo Sostenibile
Approvato prima (8 marzo) e pubblicato poi (14 giugno) piuttosto in sordina, soverchiato dall’incalzare dell’attualità politica internazionale e nazionale, il Piano nazionale per la Transizione Ecologica (PTE) costituisce oggi il documento di programmazione più importante per il futuro del nostro Paese. Partendo dalle linee già delineate nel PNRR, il Piano delinea gli indirizzi e gli investimenti necessari a proiettare l’Italia verso lo sviluppo sostenibile, collocandosi pienamente all’interno delle strategie europee del Next Generation EU e del Green Deal.
La decarbonizzazione è la prima condizione per salvare il Pianeta
Il PTE è articolato in 8 punti che riassumono tutti i principali obiettivi che possono rendere possibile una inversione di rotta rispetto al modello lineare produzione-consumo-emissioni che ci ha condotto sull’orlo dell’irreparabile disastro. 8 punti in cui si condensa la sostenibilità, la sola carta che l’umanità ha a disposizione per non cadere nel baratro che essa stessa ha nel tempo scavato con le proprie azioni. Il primo punto del PTE non poteva allora che essere identificato nel principale obiettivo delle strategie europee e mondiali (Agenda 2030) per salvare il Pianeta: la decarbonizzazione, ovvero l’attuazione di un nuovo modello di sviluppo a zero emissioni nette di gas serra.
Unione Europea capofila mondiale verso la decarbonizzazione
In questa direzione gli impegni dell’Unione Europea intendono fare scuola nel mondo: meno 55% di emissioni al 2030, decarbonizzazione completa al 2050. Sullo sfondo la colonnina di mercurio della temperatura media globale che, come sappiamo dalla scienza, per la salvezza degli equilibri del pianeta non può aumentare più di 2 gradi centigradi rispetto all’epoca preindustriale. Anzi, sarebbe decisamente consigliabile contenerla ad un massimo di +1,5 °C (accordo di Parigi 2015), tenendo conto che il primo grado ce lo siamo già abbondantemente giocato e che in assenza di radicali inversioni di rotta l’incremento risulterà perlomeno raddoppiato, con tutto ciò di disastroso che ne potrà conseguire.
Siamo nel decennio decisivo nella lotta al climate change
Che sia questione di non poco conto dovrebbe essere ormai chiaro a tutti, di certo è un concetto molto chiaro alla Commissione Europea che nell’incipit al pacchetto Fit for 55 (dove il 55 è inteso quale riduzione di CO2 al 2030 rispetto al 1990), perno del Green Deal recita: “È un momento topico per la risposta mondiale alle emergenze che minacciano il clima e la biodiversità e la nostra è l'ultima generazione che può intervenire in tempo. Questo decennio è decisivo se vogliamo rispettare gli impegni assunti nel quadro dell'accordo di Parigi, nell'interesse della salute, del benessere e della prosperità di tutti”.
Il futuro dell’energia è nell’elettrificazione (pulita)
Anticipato a fine 2019 dal Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC), il PTE ipotizza uno sforzo ulteriore nelle politiche di risparmio energivoro soprattutto nei settori dell’industria, dei trasporti e dell’edilizia, da attuarsi di pari passo con la progressiva elettrificazione del sistema energetico. In Italia e in ambito UE si prevede infatti per il futuro una rapida crescita della domanda di elettricità che oggi costituisce il 23% del totale dei consumi energetici e che si stima arriverà al 30% al 2030 e ad un valore tra il 47% e il 60% entro il 2050. Al momento sono soprattutto l’industria e l’edilizia a farne uso, alimentate dall’elettricità per oltre il 30% a testa. I trasporti (via terra, via mare e via aria) invece si fermano al 2%.
La decarbonizzazione passa da fonti rinnovabili e soluzioni smart
La transizione ecologica passa dunque dall’elettricità, che è destinata a diventare la fonte energetica primaria per tutti i settori dell’economia e della società. A patto naturalmente che essa venga generata non più da combustibili fossili ma con il crescente ricorso alle fonti rinnovabili e con l’aiuto di soluzioni smart. Una rivoluzione necessaria, che però necessita della collaborazione di tutti: imprese, pubbliche amministrazioni, utenti. In tal modo il PTE fissa per il 2025 l’obiettivo della fine dell’utilizzo di carbone per la generazione di energia elettrica, per arrivare nel 2030 al 72% prodotta da fonti rinnovabili, fino a sfiorare livelli prossimi al 95-100% nel 2050.
Il PTE e il contributo alla decarbonizzazione dei comparti produttivi: l’industria
La rivoluzione del sistema energetico impatta dunque frontalmente l’intero sistema produttivo e implica, in primo luogo, una sostanziale decarbonizzazione del comparto industriale le cui emissioni complessive di CO2 sono state, nel 2019, il 20% del totale nazionale. Il principio guida del PTE per l’industria, e in particolare per quella ‘hard to abate’ - siderurgia, vetro, ceramica, cemento, chimica - è quello dell’energy efficiency first, ovvero la riduzione delle emissioni resa possibile dalle soluzioni smart di efficienza energetica. In più si renderà necessario ricorrere ad ulteriori leve quali:
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il passaggio ai combustibili alternativi come idrogeno, bioenergie e fuel sintetici;
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l’elettrificazione spinta dei consumi;
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il ricorso a tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 residua.
Il PTE e il contributo alla decarbonizzazione dei comparti produttivi: l’edilizia
Un altro importante comparto produttivo verso cui il PTE concentra la propria attenzione è quello edilizio nel quale si prevede:
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un impiego maggiore di legno ingegnerizzato al posto del calcestruzzo;
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il ricorso a soluzioni di riscaldamento/raffrescamento a basso impatto, quali quelle fondate sulle pompe di calore;
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più in generale l’adozione più sistematica di pratiche di economia circolare e dei ‘Criteri minimi ambientali (CAM)’ che già oggi impongono l’impiego di una certa quota di materiali riciclati.
Il PTE e il contributo alla decarbonizzazione dei comparti produttivi: l’agricoltura
Un sostanziale aiuto alla riduzione (e all’assorbimento) delle emissioni di CO2 arriverà anche dal settore agricolo, con la graduale sostituzione dei mezzi agricoli più inquinanti e la transizione verso pratiche agricole e zootecniche più sostenibili - agroecologia, agricoltura di precisione - che oltre a ridurre le emissioni di ammoniaca consentiranno un maggiore assorbimento di carbonio nei terreni e un potenziamento della disponibilità di bioenergie (biomasse). In ambito agro-forestale va segnalato anche l’importante obiettivo del PTE di investire sulla gestione sostenibile dell’insieme delle foreste italiane, che attualmente occupano il 40% del territorio nazionale, così da ottimizzare la loro capacità di assorbire più del 10% delle emissioni nazionali.
Il percorso di Coopservice verso la riduzione della propria Carbon Footprint
Il PTE attribuisce un ruolo decisivo alle imprese nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. In Coopservice questo percorso di sostenibilità, avviato da tempo, dal 2021 ha assunto una nuova dimensione di ricerca e innovazione. Lo scopo è quello di sviluppare una strategia di decarbonizzazione fondata su procedure e metodologie di sempre più puntuale misurazione e identificazione dei fattori che determinano la nostra Corporate Carbon Footprint, così da definire obiettivi di riduzione realistici e fattibili e strategie efficaci verso la carbon neutrality. Le tabelle riportate nel Report integrato 2021 (pp.74-75) attestano significativi risultati già conseguiti da Coopservice nella riduzione della propria Carbon Footprint, con una riduzione di emissioni rispetto al 2020 pari a 7.277 tonnellate di CO2 equivalente.