12.06.2024
Persone
Coopservice sperimenta un innovativo protocollo per l’inserimento lavorativo di ragazzi con autismo
Al via la collaborazione con la cooperativa sociale Casa Gioia di Reggio Emilia, in continuità con le ormai consolidate politiche di Diversity & Inclusion e le certificazioni recentemente ottenute

Un progetto di importante impatto sociale per le persone, l’azienda, il territorio

L’inizio dell’estate vede per Coopservice la sperimentazione di un nuovo progetto di forte valore sociale che si pone in diretta connessione con le politiche di Diversity & Inclusion (D&I) da tempo perseguite dall’azienda. Si tratta dell’avvio di una collaborazione finalizzata all’inserimento lavorativo, a partire dal mese di giugno, di due ragazzi con autismo ad alto funzionamento all’interno della funzione HR di Coopservice. Il progetto prevede un’azione di tutoraggio da parte del personale esperto di Casa Gioia per aiutare, da un lato i ragazzi nell’apprendimento delle loro mansioni e, dall’altro, l’azienda a comprendere meglio cos’è l’autismo e come interagire con questi ragazzi con bisogni speciali. Un protocollo innovativo basato su metodi scientifici, in particolare la scienza ABA, messo a punto dalla cooperativa sociale Casa Gioia di Reggio Emilia, che si propone di generare un impatto positivo su tutti i soggetti coinvolti: utenti e loro familiari, azienda partner, contesto territoriale.

I plurimi benefici attesi per gli utenti e il precedente del progetto Santa Gemma

Per le persone con disabilità coinvolte, in particolare, il progetto punta ad attivare percorsi innovativi di inserimento lavorativo, finalizzato all’assunzione, in ambienti professionali, cercando di sviluppare le loro competenze e ricercando la gratificazione e la soddisfazione per il lavoro che gli viene affidato. Per questa via sono attesi miglioramenti rispetto ai loro bisogni di autonomia, allo sviluppo di competenze specifiche e, attraverso lo sviluppo delle interazioni sociali e delle relazioni con i colleghi, una diminuzione dei ‘comportamenti problema’ con un conseguente incremento della qualità della vita. Non è la prima sperimentazione di questo tipo attivata all’interno del Gruppo Coopservice: a Lastra a Signa, la lavanderia industriale Ekolav, recentemente incorporata in Servizi Italia spa, con il progetto ‘Santa Gemma’ ha inserito in produzione 17 giovani con ritardo cognitivo, investendo sulla loro formazione fino all’assunzione.

Il valore delle Diversità, caposaldo delle politiche HR di Coopservice 

Il progetto rientra a pieno titolo nell’ambito delle tematiche di integrazione e di inclusione ormai da tempo al centro delle strategie gestionali di un’azienda in cui la presenza di diversità costituisce un fattore di notevole caratterizzazione: oltre il 60% dei lavoratori di Coopservice è di genere femminile mentre il 10% sono cittadini stranieri provenienti da oltre 100 Paesi diversi (dati bilancio 2023). Una linea d’azione consolidata, che trova conferma nell’adesione all’UN Global Compact e alla volontà di collaborare al raggiungimento dei 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, il decimo dei quali riguarda proprio la riduzione delle diseguaglianze. Un impegno costante e ancorato a risultati concreti, attestato dalle certificazioni (SA8000, Parità di Genere, Family Audit) e dai riconoscimenti (Medaglia Ecosilver nel rating internazionale Ecovadis) recentemente ottenuti, nonché dalle numerose collaborazioni poste in essere per il superamento delle discriminazioni e delle diseguaglianze sociali, quale ad esempio la partecipazione in qualità di socio ordinario a Valore D, associazione che da oltre dieci anni lavora a fianco delle aziende per promuovere una cultura equa e inclusiva delle diversità.

Azienda inclusiva = azienda più attrattiva e performante

È il tema della D&I, cioè della capacità di un’impresa di creare un ambiente in cui le differenze tra le persone che vi lavorano si trasformano in opportunità, finendo per orientare al meglio i contributi, i talenti e le idee di tutti. Una ‘filosofia’ certo fortemente sfidante ma che può portare a importanti risultati in termini di miglioramento del clima aziendale e potenziamento dell’employer branding, requisito fondamentale per potere attrarre i migliori talenti. Così come favorisce un tendenziale incremento del valore, essendo ormai corrente di pensiero largamente condivisa in ambito economico quella che stabilisce una correlazione diretta tra la presenza di un clima coinvolgente e integrante all'interno di un'azienda e la qualità delle sue performance.

Convivere con un importante progetto sociale può favorire il team building e il team working

In un approccio di Diversity Management, dunque, il genere, l’età, l’etnia, l’orientamento sessuale, la disabilità, il carico familiare, terminano di essere soltanto problemi da gestire e diventano soprattutto opportunità da patrimonializzare: perché un team di lavoro differenziato è in media più performante e porta con sé molti fattori di positività. In particolare, una gestione delle risorse umane inclusiva e votata alla valorizzazione delle diversità favorisce la creazione di un clima di engagement foriero di idee e innovazioni, grazie alla presenza di culture, vissuti e sensibilità multiformi. Dato per assodato il preminente valore sociale del progetto, lato azienda sono proprio questi alcuni dei risultati attesi dall’avvio della collaborazione con Casa Gioia: l’affiancamento di persone fragili crea beneficio per l’ambiente di lavoro, facendo sentire i dipendenti parte di un progetto importante di forte impatto sociale e per questa via favorendo il team building tra il personale.

La fase 1 dell’inserimento: la formazione dei colleghi

Il protocollo messo a punto da Casa Gioia è fondato sulla scienza ABA (Applied Behavior Analysis) e consiste nell’applicazione sistematica dei principi individuati dalla scienza che studia il comportamento e le leggi che lo regolano. L’ABA si propone come una ‘scienza pratica’ che, grazie al principio del rinforzo e alle numerose tecniche adottate, consente la progettazione ed attuazione di interventi per il cambiamento di comportamenti inadeguati e l’apprendimento di nuove abilità. In particolare, l’applicazione di strategie comportamentali per l’educazione di bambini e ragazzi affetti da autismo è basata su un’ampia serie di studi iniziati dal dott. Ivar Lovaas alla fine degli anni ‘60.
L’inserimento delle persone con autismo in Coopservice è stato preceduto da una accurata fase di pianificazione e formazione allo scopo di creare le condizioni per il buon esito del progetto. Dopo avere selezionato gli ambienti lavorativi in grado di accogliere i ragazzi, sono stati organizzati degli incontri per fare un’analisi delle mansioni richieste (assessment) e successivamente pianificare i diversi step necessari. Il primo passaggio è stato quella della formazione: il project manager ha incontrato le persone che diventeranno i colleghi per presentare i ragazzi da inserire, condividere la sperimentazione, risolvere ogni dubbio. Sono state fornite informazioni su cosa è l’autismo, oltre ad informazioni cliniche atte a chiarire alcune dinamiche. Si è quindi proceduto ad identificare un tutor interno all’azienda per ricoprire il ruolo di capoprogetto, un punto di riferimento secondario rispetto al job coach che è sempre in affiancamento. 

Un progressivo avvicinamento all’autonomia e ad una migliore socialità

La seconda fase parte dalla definizione degli obiettivi (KPI) da raggiungere in termini di produttività aziendale. Le mansioni verranno costantemente monitorate nella loro esecuzione e verranno pianificati gli eventuali supporti da fornire. L’inserimento dei ragazzi in azienda avverrà in modo progressivo secondo un programma personalizzato concordato con tutti gli attori coinvolti (incluse le famiglie) e basato sulle loro specifiche competenze e caratteristiche, sempre affiancati dal job coach. Man mano che la persona diventerà autonoma e produttiva, si valuterà l’aumento delle mansioni e dell’orario di lavoro: si parte da un minimo di 8 ore lavorative settimanali fino ad arrivare all’ammontare delle ore richieste dall’azienda.

Il monitoraggio delle ‘ricadute ambientali’ del progetto

A cadenza mensile, il project manager supervisionerà il lavoro dei ragazzi e, confrontandosi con il job coach e i colleghi di lavoro, metterà in atto eventuali azioni correttive. Periodicamente, somministrerà al tutor e al personale aziendale dei test relativi alla valutazione di alcuni parametri di benessere in ambiente lavorativo, in modo da valutare come essi si modifichino nel corso dell’inserimento e l’impatto generato sui colleghi. Aspetto, questo, che attesterà i risultati attesi lato azienda in termini di team working e team building tra il personale coinvolto.

L’ultimo step dell’inserimento: l’assunzione

Il progetto potrà considerarsi concluso al raggiungimento della produttività richiesta, sia in riferimento all’assenza di comportamenti-problema che in termini di qualità-quantità-accuratezza del lavoro svolto, e si concretizzerà con l’assunzione. Contestualmente al progressivo incremento delle ore lavorative settimanali, verrà gradualmente sfumata la presenza del job coach in affiancamento fino alla completa autonomia. È importante sottolineare che perché si verifichi questa condizione è necessario un tempo che può essere stimato in 12-24 mesi e che è influenzato da numerosi fattori. Successivamente all’assunzione, resterà sempre attiva la supervisione mensile del project manager per valutare i progressi, analizzare le criticità e decidere, insieme all’azienda, come adattare o evolvere il percorso.

Una collaborazione che diventa anche arte

Coopservice e Casa Gioia condividono il desiderio di portare bellezza in ogni luogo, anche e soprattutto nei luoghi di cura, sostegno e accoglienza. Questa è la ragione che ha spinto Coopservice a contribuire alla realizzazione di un’opera d’arte murale dell’artista Giulio Vesprini sul muro che fiancheggia la sede storica della cooperativa sociale. L'artista, nel realizzare la sua opera “FUN G0082” inaugurata a fine maggio, si è lasciato ispirare, oltre che dalla mission della cooperativa, dal personaggio di Flavio Gioia, navigatore italiano a cui è intitolata la via dove ha sede Casa Gioia, al quale si attribuisce l'invenzione della bussola o, quantomeno, la sua introduzione nel Mediterraneo nel 1300. Il murales si impagina nella parete a tutta lunghezza e come un libro ci porta ad una lettura aperta dell'opera, lasciando spazio all'immaginazione e promuovendo la socialità che Casa Gioia offre sia all'interno che all'esterno della struttura, dove a breve troverà spazio un giardino sensoriale, un orto ed un'area verde attrezzata. “La narrazione ci invita al gioco, alla scoperta, all'avventura tra forme e colori. La bussola ci aiuta a muoverci in questo mondo così complesso, strano ma anche bello e stimolante dove ci si può muovere anche al contrario. Ci spostiamo continuamente tra la natura e le architetture dell'uomo ma anche tra le sfumature della vita di tutti i giorni. Se c'è ancora qualcosa da dire con un muro è bene farlo sostenendo strutture come questa" ha affermato l’artista Giulio Vesprini.

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