Il Recovery Fund è già partito
L’annuncio è passato quasi inosservato nel clima vacanziero ferragostano ma proprio in quei giorni è stata versata la prima tranche della somma che spetta all'Italia nell’ambito delle risorse distribuite dal Recovery Fund, il principale strumento comunitario per innescare la ripresa economica dopo la pandemia da coronavirus.
La Commissione europea ha dunque versato allo Stato italiano a titolo di anticipo 24,9 miliardi di euro, pari al 13% del totale delle risorse assegnate al nostro Paese. I pagamenti del rimanente 87% affluiranno invece in base al completamento degli obiettivi e dei target fissati nel PNRR, il corposo Piano di ripresa e resilienza varato dal Governo in carica.
Il Consiglio Ecofin ha approvato definitivamente il PNRR dell’Italia
Conviene per un attimo riavvolgere il nastro e ripercorrere brevemente le puntate precedenti. Ad inizio estate, il 22 giugno scorso, la visita a Roma della presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen ha suggellato l’approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR, appunto), il documento con cui il Governo italiano destina i finanziamenti europei del Recovery Fund, il maggiore (90%) dei fondi che costituiscono la dotazione del Piano generale per la ripartenza post-Covid del Vecchio Continente (Next Generation EU).
Lo stesso giorno la Commissione Europea ha pubblicato infatti la ‘Proposta di decisione di esecuzione del Consiglio’ con la quale sottoponeva il proprio parere positivo sul PNRR italiano alla valutazione definitiva del Consiglio Ecofin dell’Unione Europea (l’organismo composto dai ministri dell'economia e delle finanze di tutti gli Stati membri, responsabile della politica economica della UE).
L’approvazione definitiva è stata poi effettivamente formalizzata dal Consiglio il 13 luglio scorso, allegando alla ‘Decisione di esecuzione’ un voluminoso allegato di 116 pagine in cui, per ogni investimento e riforma indicata nel PNRR, vengono cadenzati temporalmente obiettivi e traguardi al cui raggiungimento è vincolata l’effettiva elargizione delle risorse nel prossimo quinquennio (2021-2026).
Alle origini del PNRR: il contesto di riflessioni europee sul Bel Paese
L’esame dei contenuti della documentazione della ‘Decisione di esecuzione del Consiglio relativa all'approvazione della valutazione del piano per la ripresa e la resilienza dell'Italia’ riveste motivi di notevole interesse sia per le analisi che l’Unione e quindi gli altri Paesi UE sviluppano sulla situazione pre e post-pandemica dell’Italia che per una compiuta valutazione dell’articolato programma di investimenti e riforme contenuti nel Piano elaborato dal Governo italiano.
Va preliminarmente sottolineato come, in virtù dei parametri che determinano i finanziamenti (in primis il calo del Pil causato dal Covid-19 e i dati sulla disoccupazione degli ultimi anni), l’Italia sia tra i Paesi membri della UE quello che in valori assoluti beneficerà della quota più alta del Recovery Fund: 191,5 md di euro, dei quali più di 122 si configurano quali prestiti e quasi 69 come finanziamenti a fondo perduto.
Va da sé dunque, data l’entità delle risorse che saranno investite, che alla situazione dell’Italia è posta una particolare attenzione e le analisi conseguenti risultano piuttosto approfondite.
L’impatto “dirompente” del Covid e le 5 zavorre del sistema Italia
La documentazione rilasciata dal Consiglio Ecofin valuta come “dirompente” l’impatto del Covid-19 sull’economia italiana, il cui PIL già nella fase precedente presentava tassi di crescita al di sotto della media UE.
Le stime prodotte indicano che gli effetti della pandemia hanno poi provocato un calo dell’8,9% nel 2020 e complessivamente del 5% nel biennio 2020-21. Secondo l’UE gli effetti del Covid sull’Italia sono stati così pesanti a causa del permanere di fattori strutturali che frenano lo sviluppo e che costituiscono motivi di debolezza e fragilità che rendono il Paese particolarmente esposto alle fasi di crisi dei cicli economici.
Nella valutazione UE sono 5 le principali ‘palle al piede’ del sistema Italia: l’elevata disoccupazione giovanile;
- la scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro;
- le inefficienze della pubblica amministrazione; la bassa crescita della produttività;
- il debito pubblico accumulato troppo elevato.
Gli ultimi due fattori, in particolare, sono alla base di squilibri macroeconomici eccessivi accentuati da un contesto di fragilità del mercato del lavoro e del settore bancario.
Le ‘raccomandazioni’ UE all’Italia su mercato del lavoro e welfare state
Ecco dunque che a titolo di premessa nell’atto di ‘Decisione’ del Consiglio vengono richiamate le “raccomandazioni” prodotte già nel luglio 2019 e 2020 in cui i partner europei mettono il dito sulle carenze strutturali del sistema Italia invitando a porre in atto le politiche necessarie a superare questi ‘gap’.
In primo luogo l’attenzione viene posta sulla necessità di riforma del mercato del lavoro e del welfare state, nell’ambito di una maggiore sostenibilità del quadro di finanza pubblica da raggiungere attraverso lo spostamento della pressione fiscale dal lavoro, la piena attuazione delle riforme pensionistiche e l’intensificazione della lotta all’evasione fiscale.
Contestualmente si raccomanda di intensificare gli sforzi per contrastare il lavoro sommerso e per garantire che le politiche attive del mercato del lavoro e le politiche sociali siano efficacemente integrate, mirando in primis alla condizione dei giovani e delle componenti sociali più vulnerabili: un focus particolare viene dedicato all’esigenza che la partecipazione delle donne al mercato del lavoro sia sostenuta da strategie onnicomprensive, a partire dall’accesso a servizi di assistenza all’infanzia.
Inoltre per contrastare la povertà si raccomanda all'Italia di mettere a regime redditi sostitutivi e fornire strumenti adeguati a contrastare l’impatto delle crisi economiche, anche mediante modalità di lavoro flessibili e politiche di sostegno attivo all'occupazione: incentivi alle assunzioni, opportunità di riqualificazione e miglioramento delle competenze, sostegno alla piccola imprenditorialità.
Le basi dello sviluppo del nuovo millennio: transizione ecologica, digitalizzazione, innovazione, ricerca
Le raccomandazioni preliminari della UE in ordine allo stato del welfare italiano vengono poi completate dalla indicazione di rafforzare la resilienza e la capacità del sistema sanitario, procedendo ad un maggior coordinamento tra le autorità nazionali e regionali, e di migliorare i risultati scolastici, potenziando l’apprendimento a distanza e promuovendo l’incremento delle competenze di docenti e studenti, a partire dalle competenze digitali.
Un tema, quest’ultimo, che la UE pone al centro delle strategie consigliate per fare da volano alla crescita: le politiche economiche dovrebbero infatti fare leva su investimenti che tengano conto delle disparità regionali e che siano soprattutto incentrate sulle transizioni verde e digitale.
In primis:
- sulla produzione e l’uso pulito ed efficiente dell’energia;
- sulla decarbonizzazione delle attività economiche;
- sulla ricerca e l’innovazione; sul trasporto pubblico sostenibile;
- sulla gestione virtuosa dei rifiuti e delle risorse idriche;
- sulla digitalizzazione dei vari settori economici;
- su infrastrutture digitali rafforzate per garantire la fornitura dei servizi essenziali.
Le riforme di contesto: pubblica amministrazione, giustizia, accesso al credito
L’economia italiana post-Covid, secondo la Commissione Europea e il Consiglio Ecofin, dovrebbe inoltre essere sostenuta attraverso misure rivolte ad assicurare liquidità all’economia reale e aprendo i cantieri degli investimenti pubblici maturi, favorendo contestualmente gli investimenti privati.
Il quadro generale è poi completato dal programma di riforme considerate indispensabili a rilanciare un contesto di sviluppo: da qui la raccomandazione a migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione e del sistema giudiziario, ad intensificare la lotta alla corruzione e ad eliminare le restrizioni alla concorrenza nei diversi comparti economici.
Infine, per garantire la sostenibilità generale del quadro finanziario, Commissione e Consiglio raccomandano all’Italia di favorire la ristrutturazione dei bilanci delle banche, proseguendo nella riduzione dei crediti deteriorati e migliorando il finanziamento non bancario per le imprese più piccole e innovative.