23.09.2020
Persone
“Migliorare la condizione di vita delle donne per migliorare il mondo”
Il punto sull’attuazione dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 ‘Parità di genere’. Le politiche aziendali di Coopservice a favore della condizione femminile

Affermare la parità di genere: un obiettivo complesso

Tutto si tiene. La necessità per ognuno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 di un approccio integrato e multisettoriale, fondato sulla presa d’atto di realtà multidimensionali che richiedono programmazioni coordinate di interventi, è esemplarmente testimoniato dal Goal 5 dell’Agenda: raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze nel mondo, eliminando ogni forma di discriminazione.
“U.N.Women. The gender snapshot 2019” – l’ultimo report dell’ONU sulla parità di genere – spiega infatti come, per ognuno dei 17 Goal dell’Agenda, la disuguaglianza di genere sia un elemento costante che determina sistematicamente situazioni di svantaggio per le donne ma la cui esistenza può essere motivata e valutata solo tenendo in considerazione più dimensioni originarie: non solo semplicemente il sesso quindi ma anche l’età, l’etnia, il reddito, la posizione geografica, eventuali disabilità, lo stato sociale.

Diseguaglianza di genere: una piaga con numerose origini

Ciò vale per le analisi comparate con la condizione maschile ma anche per le diseguaglianze riscontrabili all’interno dello stesso genere femminile. Da qui dunque la necessità di un approccio integrato e multisettoriale se non ci si vuole fermare alle pur meritevoli affermazioni di principio e si intende davvero progressivamente ridurre l’incidenza del problema.
Qualche esempio può aiutare alla comprensione della complessità della questione.

Se si analizzano i dati sull’analfabetismo di donne e uomini di età compresa tra i 15 ei 49 anni nei Paesi in via di sviluppo si nota che le donne che vivono nelle famiglie più povere sono costantemente le più svantaggiate. Prendiamo il caso della Bolivia; il tasso di analfabetismo delle donne appartenenti alle famiglie benestanti è prossimo allo zero mentre sale al 23% nelle famiglie più povere e al 30% per le appartenenti al gruppo indigeno Quechua. O ancora in Nigeria il 99,4% delle donne Fulani, abitanti nelle famiglie più povere delle zone rurali, ha un percorso scolastico inferiore ai 6 anni, rispetto al 5,5% delle donne e ragazze che vivono nelle famiglie urbane più ricche.
É evidente dunque come nel determinare situazioni di questo tipo concorrono diversi fattori oltre al sesso: lo status sociale, il livello economico, la collocazione geografica, l’etnia, ecc.

Da qui l’obbligo di mettere in campo politiche a 360 gradi per aggredire le diverse cause a fondamento delle discriminazioni esistenti.

I plurimi aspetti del problema della differenza di genere

La questione della parità di genere conosce in effetti molte sfaccettature e chiama in causa numerosi, importanti aspetti che incidono sulla vita delle donne in ogni parte del mondo. Da quelli per noi occidentali più ‘familiari’, quali la piaga della violenza sulle donne piuttosto che l’attribuzione di opportunità e responsabilità nella vita economica, politica e sociale, nella gran parte dei casi riservate a rappresentanti del genere maschile anche nei Paesi dove per legge non dovrebbero esistere differenze tra i sessi. Per arrivare alla constatazione della perdurante esistenza di questioni molto più basilari che determinano innumerevoli ostacoli alla libertà delle donne e fanno sì che la condizione femminile subisca ancora retaggi e vincoli di una tradizione che le vuole relegate in un ruolo subordinato nella società.

La condizione femminile nel mondo tra innegabili progressi e insuperati problemi

Come per tutti i 17 Goal dell’Agenda2030, a livello globale lo stato attuale della parità di genere presenta un quadro in chiaroscuro. Situazioni di assoluta, perdurante gravità coesistono con innegabili progressi che delineano comunque una prospettiva di costante miglioramento nel tempo. Va in ogni caso preliminarmente affermato che, rispetto al passato, oggi il mondo è un posto migliore per le donne. Secondo il già citato rapporto U.N Women. The gender snapshot 2019  alcuni indicatori dell’uguaglianza di genere mostrano importanti miglioramenti.  Per esempio si è registrato un significativo calo nella pratica della mutilazione femminile e dei matrimoni precoci: nel primo caso (anche se la ong Amref ci ricorda che riguarda ancora ogni anno oltre 3 milioni di bambine africane e che continua ad essere praticata in oltre 30 Paesi al mondo), tra il 2000 e il 2018 la percentuale è scesa del 25%; nel secondo caso, in Asia del Sud, nell’arco degli ultimi 5 anni questo fenomeno è diminuito del 25%.  Così come altri indicatori positivi sono la formulazione di leggi che promuovono l’uguaglianza di genere, la crescita della percentuale di donne che occupano posizioni di management all’interno delle aziende e la maggior presenza delle donne negli organismi di governo locali, nazionali e internazionali.

Premessi dunque gli innegabili passi avanti, permangono enormi problemi. In molti Paesi, tradizioni e leggi pongono seri limiti alla libertà femminile e in generale le donne nel mondo continuano a incontrare ostacoli nel basilare diritto alla salute, soprattutto per quanto riguarda la sessualità e la riproduzione. Così come permangono diffusamente irrisolti il basso livello di partecipazione delle donne ai processi decisionali e il cosiddetto ‘gender pay gap’, cioè la differenza di guadagno delle donne a parità di mansioni rispetto agli uomini.

La condizione della donna quale indicatore del grado di sviluppo di una società

Che il progressivo superamento delle diseguaglianze di genere costituisca una partita decisiva nella costruzione di un futuro sostenibile è una consapevolezza ormai diffusa a livello planetario, anche se maturata in ritardo. Solamente nel 2011 infatti l’Onu ha istituito un suo Ente per l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile (UN Women)’ la cui missione è quella di operare per creare le condizioni essenziali, in ogni Paese, per cui la donna possa esercitare i propri diritti e sviluppare il proprio potenziale. Ma è coscienza sempre più comune, avallata dalle analisi empiriche delle scienze sociali e antropologiche, che in ogni contesto di convivenza umana la situazione delle donne è una formidabile cartina di tornasole del grado di civiltà raggiunto da una società.

“We are changing women’s lives. Women are changing the world” è uno degli slogan dell’ong ‘Women’s Learning Partnership (WLP)’, la cui fondatrice e presidente, Mahnaz Afkhami, afferma che “lo status delle donne nella società è diventato lo standard attraverso il quale si può misurare il progresso dell’umanità verso la civiltà e la pace”.

I 9 target dell’Obiettivo ‘Parità di genere’

In questa direzione proprio l’attuazione dei 17 Goal dell’Agenda 2030  rappresenta la strada maestra da seguireper un efficace approccio multisciplinare ad un problema di tale complessitàNon a caso i 9 target in cui si articola l’Obiettivo 5 di fatto chiamano in causa la pressoché totalità delle altre questioni affrontate dal Programma ONU:

  • il riconoscimento della necessità di superare stereotipi e discriminazioni;
  • l’eliminazione di ogni forma di violenza e sfruttamento;
  • la diffusione di una cultura di condivisione dei compiti domestici e di cura, proteggendo le fasce più deboli attraverso programmi di integrazione e assistenza;
  • la promozione delle stesse opportunità di accesso ai livelli decisionali;
  • la garanzia dei diritti alla salute sessuale e riproduttiva;
  • la parità di accesso alle risorse economiche, ambientali e di istruzione;
  • il favorire l’uso delle tecnologie per promuovere empowerment, autostima e consapevolezza;
  • le politiche concrete e leggi applicabili per l’eguaglianza di genere.

I progressi dell’Italia. Ma la violenza sulle donne rimane una piaga

Secondo il Rapporto ASviS 2019 sul Goal 5 nel nostro Paese si sono registrati sensibili miglioramenti negli ultimi anni, pur nelle abituali differenze tra il Nord e il Sud del Paese. In particolare, vengono segnalati, quale indicatori positivi:

  • la crescita della componente femminile nel tasso di occupazione e in quello dei laureati;
  • la crescente partecipazione delle donne agli organismi decisionali (in particolare nelle aziende, nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa), anche se persistono ancora ampi divari di genere nelle retribuzioni.

Tali progressi hanno determinato l’andamento positivo dell’indicatore composito ‘Uguaglianza di genere ed empowerment’ elaborato da Asvis che mostra un andamento crescente tra il 2010 e 2017, anche se con una lieve flessione nel 2016.

Tali progressi hanno determinato l’andamento positivo dell’indicatore composito ‘Uguaglianza di genere ed empowerment’ elaborato da Asvis che mostra un andamento crescente tra il 2010 e 2017, anche se con una lieve flessione nel 2016.

Immagine: “Migliorare la condizione di vita delle donne per migliorare il mondo”

“Indicatore dell’eguaglianza di genere ed empowerment” fonte Asvis 2019

Passi avanti si sono registrati nel quadro legislativo di riferimento con la recente introduzione di misure per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere, a favore delle pari responsabilità genitoriali (estensione del congedo obbligatorio per i padri lavoratori dipendenti) nonché in materia di lavoro femminile e di conciliazione vita-lavoro, compresi i provvedimenti adottati per favorire lo smartworking a causa della pandemia in atto.

Va però precisato che permangono forti criticità nel campo del contrasto al fenomeno della violenza sulle donne, che conosce purtroppo ripetuti episodi di femminicidio. Come riporta il blog per la scuola della casa editrice De Agostini, la violenza maschile sulle donne è un fenomeno che si manifesta in diverse modalità e che presenta dati sconfortanti e impressionanti.

Immagine: “Migliorare la condizione di vita delle donne per migliorare il mondo”

“Le forme di violenza subita dalle donne in Italia, in percentuale sul totale dei casi” Fonte: D.i.R e – Donne in rete contro la violenza, 2019

Nel report 2019 realizzato su questo tema dalla Polizia di Stato i dati parlano di 88 vittime ogni giorno: una donna ogni 15 minuti. Inoltre, dato ancora più inquietante, nel nostro Paese ogni 72 ore una donna viene uccisa da una persona di sua conoscenza e 3 femminicidi su 4 avvengono tra le mura domestiche. Dati per i quali ci si aspetta purtroppo un peggioramento per il 2020 a causa della forzata convivenza domestica imposta dal lockdown.

Le politiche di Coopservice per promuovere la condizione femminile

Coopservice per la sua natura di cooperativa a mutualità prevalente è da sempre impegnata nella promozione dell’inclusione, del rispetto e della cultura della responsabilità. Il nostro concetto di diversità è molto ampio e abbraccia persone differenti per età, genere, provenienza etnica e culturale, educazione, abilità fisiche.

La nostra forza lavoro è costituita per il 55% da donne e questo rapporto maggioritario è presente anche nel numero dei soci della cooperativa dove le donne rappresentano il 57% del totale.

Negli anni sono state avviate iniziative per favorire la presenza femminile nei ruoli chiave di gestione e management che attualmente raggiunge il 30% dei dirigenti e quadri.

Le donne sono rappresentate con numeri significativi anche nei settori in cui è forte e radicata la presenza maschile per la tipologia di servizio erogato, come la vigilanza e la logistica.

Oltre l’80% delle donne usufruisce di contratti part-time con differenti percentuali orarie, una scelta che consente alle lavoratrici di sostenere il carico familiare e contribuire con il proprio reddito al sostentamento della famiglia. Il ricorso al congedo parentale ha visto sempre più padri accedere a questo strumento, a dimostrazione di una tendenza ad un maggior equilibrio nella distribuzione dei carichi di cura all’interno della famiglia.

Nell’analisi di equità retributiva permane un trattamento economico di maggior favore nei confronti dei lavoratori uomini (in progressivo calo nell’andamento annuale), ma la ragione è da ricercare più a differenze nelle specifiche mansioni che non a una mera questione di ‘gender pay gap’.

L’impegno di Coopservice per la parità di genere è testimoniato anche dall’adesione a ValoreD, l’Associazione italiana di imprese per la valorizzazione della diversità che da dieci anni si impegna per l’equilibrio di genere e per una cultura inclusiva nelle organizzazioni e nel nostro Paese.

Da anni, inoltre, collaboriamo attivamente con la rete D.i.RE – Donne in rete contro la violenza sostenendo economicamente i loro centri antiviolenza e le loro iniziative.

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