26.11.2020
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I primi vaccini anti-Covid e le sfide per la logistica farmaceutica e sanitaria
Nuove tecnologie e processi per garantire l’efficienza della catena distributiva

Le anticipazioni sui risultati delle sperimentazioni dei primi vaccini anti-coronavirus

Gli annunci che in questo mese di novembre si susseguono in ordine agli stati di avanzamento nella preparazione dei primi vaccini anti Sars-Cov-2 stanno catalizzando l’attenzione dell’opinione pubblica in tutto il mondo. Ravvivano infatti le speranze di uscire presto da una crisi sanitaria, economica e sociale di dimensioni globali che ha avuto un impatto particolarmente severo sul nostro Paese e che farà sentire le sue ripercussioni ancora per lungo tempo. 

Dapprima la notizia che il vaccino sperimentale contro il Coronavirus sviluppato dall’azienda farmaceutica statunitense Pfizer, in collaborazione con la tedesca BioNTech, avrebbe dato risultati sopra le aspettative.
La terza e ultima fase della sperimentazione infatti, applicata su un campione di circa 44.000 volontari, avrebbe rilevato un’efficacia del 95 per cento: un risultato ritenuto davvero molto incoraggiante visto che fino a quel momento le previsioni più ottimistiche ipotizzavano percentuali non superiori al 60-70 per cento.

Stessa percentuale (94,5%, ma con in più un riscontro specifico di efficacia sulla popolazione anziana) sarebbe fino a ora stata riscontrata dal vaccino messo a punto dalla società americana di biotecnologie Moderna attraverso un progetto di ricerca co-finanziato dal governo degli Stati Uniti e che, analogamente alla soluzione sviluppata da Pfizer, è fondata sulla nuova tecnica del RNA messaggero (mRNA).

Infine la presentazione dei primi dati sulla fase finale della sperimentazione del vaccino, in questo caso più tradizionalmente ‘a vettore virale’, sviluppato dall’Università di Oxford e dalla azienda biofarmaceutica britannico-svedese Astra-Zeneca che indicherebbero una protezione dal 70 al 90% a seconda dei dosaggi utilizzati.

Le principali differenze tra i primi 3 vaccini

L’utilizzo del condizionale non è casuale, in quanto è bene chiarire che in tutti e 3 i casi la terza e ultima fase dei test clinici previsti è ancora in pieno svolgimento e che quindi si tratta di anticipazioni basate su analisi preliminari: non a caso esse sono state diffuse con comunicati e conferenze stampa e non ancora attraverso ricerche verificate da terzi e pubblicate da riviste scientifiche.

In attesa di testare definitivamente la reale efficacia di questi 3 primi preparati (va ricordato che in tema di Coronavirus sono complessivamente 212 i progetti di ricerca in corso nel mondo) sono già comunque emersi alcuni aspetti e caratteristiche che li differenziano.

Se il vaccino di Oxford utilizza un approccio più tradizionale, in questo caso elaborato innestando codici genetici della proteina del Sars-Cov-2 su uno dei virus che causano raffreddore comune negli scimpanzé reso immune per l’uomo, quelli di Pfizer e Moderna sono accomunati dall’utilizzo di una soluzione diversa e mai prima d’ora sperimentata su larga scala, basata sull’impiego di materiale genetico artificiale (RNA messaggero, appunto) realizzato in laboratorio.

In attesa di risultati scientificamente comprovati si sono già però delineate le principali differenze tra le tre soluzioni. Oltre al costo di produzione (il vaccino più ‘tradizionale’ risulterebbe sensibilmente più economico) sono emerse soprattutto le diverse esigenze di ‘trattamento’ richieste: a differenza di quello di Oxford, conservabile a normali temperature di frigorifero, i vaccini di Pfizer e Moderna richiedono infatti di essere mantenuti rispettivamente a -70°C e -20°C.

Immagine: I primi vaccini anti-Covid e le sfide per la logistica farmaceutica e sanitaria

Perchè sono richieste temperature così basse per i vaccini a RNA messaggero

In questi ultimi due casi si tratta dunque di temperature di conservazione molto inferiori a quelle a cui solitamente vengono stoccati i medicinali che devono essere mantenuti al freddo: ciò ha innescato una seria riflessione tra gli operatori della logistica farmaceutica e sanitaria per le criticità connesse alla sua distribuzione.

Perché tale esigenza così accentuata di congelamento?
L’innovativa tecnologia su cui si basano i preparati targati Pfizer e Moderna è, come detto, quella del RNA messaggero (mRNA), ovvero la molecola che si occupa di codificare il DNA e portare all’organismo le istruzioni per produrre le proteine.
La creazione di forme artificiali di mRNA ha come scopo proprio quello di fare produrre all’organismo umano specifiche proteine (in questo caso proteine del coronavirus Sars-Cov-2) che vengono poi riconosciute come estranee dal nostro sistema immunitario e quindi contrastate.
Queste proteine possono essere tipiche di agenti esterni come appunto virus e batteri, oppure caratteristiche di alcune cellule tumorali: da ciò si capisce come, al di là dell’emergenza pandemica in atto, questa biotecnologia potrebbe davvero aprire nuovi orizzonti nella medicina contemporanea

Rimane il fatto che i filamenti di RNA messaggero sono contenuti all’interno di particelle lipidiche che sono vulnerabili alla degradazione a temperatura ambiente.
Per questo è necessario che le dosi vengano congelate a temperature estremamente basse, una condizione termica di conservazione ben al di sotto degli abituali regimi di funzionamento dei dispositivi di stoccaggio di cui dispongono normalmente ospedali e farmacie.

Immagine: I primi vaccini anti-Covid e le sfide per la logistica farmaceutica e sanitaria

Il consolidato know-how di Coopservice nella logistica farmaceutica e sanitaria

Nei magazzini a gestione Coopservice, specializzati e progettati per la logistica farmaceutica al servizio delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere sul territorio nazionale, sono già presenti soluzioni avanzate per garantire e mantenere la catena del freddo in tutte le fasi di conservazione dei farmaci refrigerati: dalla ricezione, all’immagazzinamento, al trasporto fino alla distribuzione nei reparti ospedalieri e nelle farmacie. 

I medicinali che devono essere conservati a temperature tra -2°C e -8°C vengono stoccati in apposite celle frigorifere con specifiche procedure di accesso e di manipolazione delle confezioni o inseriti nei magazzini automatizzati verticali refrigerati che hanno il duplice vantaggio di sfruttare al massimo lo spazio e garantire un rapido accesso ai materiali immagazzinati, portando le merci nella posizione di raccolta attraverso il percorso più rapido e senza dispersione di calore.

La distribuzione viene effettuata inserendo i farmaci in appositi contenitori isotermici (scatole o roll) dotati di piastre eutettiche che garantiscono il mantenimento della temperatura e dotati di sonde in grado di rilevare eventuali alterazioni per non pregiudicare in alcun modo il contenuto e la sua stabilità.

Per la gestione della merce congelata vengono utilizzati appositi congelatori capaci di gestire temperature fino a -20°C o -40°C.
Durante il trasporto e la distribuzione, i farmaci vengono conservati in speciali contenitori isotermici nei quali vengono versate ingenti quantità di ghiaccio secco prodotto da apposite macchine pellettizzatrici in dotazione nei nostri magazzini.

Tutti i veicoli per il trasporto sono refrigerati e muniti di sonde per il monitoraggio della temperatura che controllano che durante il percorso e la consegna ai reparti non si verifichi alcuna anomalia, garantendo l’integrità del prodotto.

Attualmente, i farmaci che necessitano di essere congelati a temperatura inferiore ai -70°C sono rari e la loro è una gestione prevalentemente in transito, ossia si procede alla consegna al reparto nel più breve tempo possibile senza stoccarlo in magazzino e mantenendolo nel contenitore isotermico originale con cui è arrivato.
Diversa e più complessa è quindi la sfida lanciata da questa tipologia di vaccini, che ha spinto Coopservice ad avviare immediatamente uno studio approfondito e una ricerca delle soluzioni più adeguate allo scopo.

L’obiettivo è quello di attrezzarsi con le più avanzate tecnologie per supportare il sistema sanitario, e mettere le aziende sanitarie e ospedaliere nelle condizioni migliori per garantire le future e indispensabili operazioni di vaccinazione ed esercitare in questo modo il loro ruolo essenziale di tutela della salute di tutti i cittadini.

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