28.02.2025
Ambiente
L’importanza dei risultati documentati nel primo Report del progetto ‘Ripuliamo il Mare’
La rendicontazione evidenzia la qualità delle procedure e dei dati raccolti attraverso l’iniziativa Fishing for Litter avviata nel 2024 da Coopservice e Servizi Italia in collaborazione con Sea the Change

Un lunghissimo ‘serpentone’ di plastiche recuperate dai pescatori locali 

189 oggetti recuperati per un totale di 54,3 kg di rifiuti, la maggior parte, ben l’88,4%, sono reti in polipropilene utilizzate per la mitilicoltura, per una lunghezza complessiva di 327 metri. Sono solo alcuni dei dati contenuti nel primo Report del progetto ‘Ripuliamo il Mare’, attivato nel corso del 2024 grazie alla collaborazione di Coopservice e Servizi Italia con la start-up a vocazione sociale Sea the Change. Nel Report vengono analiticamente rendicontate le procedure e i risultati delle attività di Fishing for Litter - pesca e raccolta di rifiuti in mare - svolte attraverso il lavoro di pescatori locali nel litorale della riviera romagnola al largo di Cesenatico. 

Procedure di qualità uguale qualità delle informazioni raccolte

Oltre all’importanza del coinvolgimento diretto degli operatori del settore ittico e dei risultati ottenuti in termini di pulizia dei rifiuti dispersi, la rilevanza del progetto risiede nella trasparenza e nell’accuratezza delle procedure e modalità applicate, le quali consentono una raccolta qualitativa di dati destinata ad incrementare le informazioni a disposizione della comunità scientifica sul problema globale del marine litter. A questo scopo l’intero processo di quality management generale di Sea the Change si basa sui princìpi identificati dall’International Standard Organization che sono alla base delle certificazioni ISO 9000, 9001 e relativi standard. La metodologia adottata garantisce in tal modo: 

  • Trasparenza 

  • replicabilità; 

  • impatto misurabile; 

  • confronto dei risultati con gli standard internazionali di sostenibilità. 

Una metodologia pensata per massimizzare il positivo impatto ambientale e sociale

La cura metodologica trova riscontro in ogni singola fase dello svolgimento del progetto, il quale è stato preliminarmente definito e condiviso nei dettagli da Sea the Change con le aziende finanziatrici e con i partner tecnici e operativi individuati (Fondazione Cetacea e peschereccio Rimas di Cesenatico) allo scopo di massimizzarne la positività dell’impatto ambientale e sociale. Una volta individuate le aree marine di intervento e le tecniche di raccolta, oltre che ottenute le necessarie autorizzazioni ministeriali e della Capitaneria di Porto, si è documentato analiticamente il lavoro svolto, vigilando continuativamente sulle modalità attuative affinché fosse garantito a Coopservice e Servizi Italia che ogni fase comportasse una addizionalità ambientale, nel pieno rispetto degli ecosistemi marini.

No Fishing, only Fishing for Litter

L’attività svolta si è così sostanziata in 10 uscite ad hoc, nelle quali, cioè, l’equipaggio del peschereccio si è concentrato esclusivamente sulle operazioni di raccolta dei rifiuti senza alcuna finalità collaterale di commercializzazione del pescato. Grazie all’utilizzo di speciali reti fornite al peschereccio e realizzate grazie all’esperienza acquisita da progetti europei - in particolare il progetto Interreg Marless - la quota di pesci e molluschi catturati accidentalmente durante le operazioni è stata drasticamente ridotta e gli esemplari che rimanevano impigliati venivano di norma rigettati in mare se in buone condizioni o eventualmente donati ad organizzazioni no-profit. Per ogni uscita almeno un referente di Sea the Change e/o di Fondazione Cetacea è stato presente al momento del rientro dell’imbarcazione in porto per procedere con la catalogazione, pesatura e documentazione fotografica dei rifiuti raccolti. 

Immagine: L’importanza dei risultati documentati nel primo Report del progetto ‘Ripuliamo il Mare’

Report quotidiani per assicurare la completa sostenibilità delle attività svolte 

Contestualmente, per ogni singola uscita, si è provveduto a calcolare le emissioni di gas serra (tonnellate di CO? equivalente) associate al consumo di carburante dell’imbarcazione, emissioni che possono così essere compensate attraverso l’acquisto di blue carbon credits certificati da ente terzo. Più in generale ogni giornata di lavoro in mare è stata documentata con specifici report contenenti informazioni di dettaglio e indicatori di realizzazione e di risultato, oltre ad essere corredati da immagini. 

L’attenzione nella catalogazione dei rifiuti marini 

Un aspetto cruciale di questa attività è il campionamento dei rifiuti raccolti per analizzarne la tipologia e quantità: essi sono stati analizzati, fotografati e catalogati seguendo il protocollo europeo della Marine Strategy Framework Directive, in modo da comprendere meglio le fonti principali dell'inquinamento e consentire di sviluppare strategie mirate di prevenzione.  Successivamente sono stati smaltiti secondo le normative vigenti, utilizzando appositi contenitori posizionati nel porto di Cesenatico. 

Plastiche nemico numero uno, soprattutto a causa degli allevamenti in mare 

Ma quali sono le tipologie e le categorie di rifiuti raccolti? Una quota assolutamente prevalente, il 96,4%, è costituita da oggetti in plastica. Di questi, l’88,4% è rappresentato da retine utilizzate per la mitilicoltura, la cui presenza in un conteggio basato solo sul peso dei rifiuti rischia di venire sottostimata e che invece rappresenta una pericolosissima minaccia per la fauna marina. Si tratta di un dato che attesta, in linea con numerose ricerche, come i rifiuti legati all'acquacoltura risultino i più frequentemente osservati durante i campionamenti effettuati lungo la costa adriatica. Un problema di non poco conto: solo nel 2022 18 delfini sono stati trovati morti sulle spiagge di Rimini, 9 di loro avevano ingerito rifiuti plastici. 

Le microplastiche che avvelenano i pesci e uccidono la flora e il plancton marini 

È arcinoto, del resto, come i prodotti in plastica sono quelli che provocano i più gravi danni alla vita marina. Ad esempio, le tartarughe spesso scambiano i sacchetti di plastica per meduse, il loro cibo preferito. Numerosi animali marini e uccelli rimangono intrappolati negli anelli utilizzati per confezioni di bibite. Le microplastiche e i piccoli detriti marini come i ‘nurdles’ (granelli di materia prima plastica) possono accumularsi nello stomaco dei pesci, intossicandoli e mettendo a rischio la loro sopravvivenza. Ma ad essere colpita è anche la flora marina: le microplastiche e i frammenti di plastica che galleggiano sulla superficie del mare possono impedire ai raggi del sole di raggiungere le piante e le alghe che dipendono dalla luce solare per sviluppare la fotosintesi e la produzione di sostanze nutritive, compromettendo in tal modo l’ecosistema e l’intera catena alimentare. 

Il Mediterraneo (con l’Adriatico) non se la passa bene 

Va ricordato, a tal proposito, come i rifiuti marini, in particolare le plastiche galleggianti, sono stati rinvenuti nel mar Mediterraneo in quantità paragonabili a quelle trovate nelle cosiddette ‘oceanic garbage patches’, 5 aree oceaniche di accumulo di rifiuti galleggianti. Ciò spiega perché alcuni studi basati su modelli globali hanno inserito il mare Mediterraneo come la sesta più grande zona di accumulo di rifiuti marini a livello mondiale, attestando contestualmente l’Adriatico quale mare italiano con la maggior densità di marine litter presente nelle spiagge. 

La giornata di clean-up che si è aggiunta al Fishing for Litter 

Nell’ambito delle iniziative di coinvolgimento diretto dei partner finanziatori, è stata organizzata una giornata di Clean-up alla quale hanno partecipato alcuni dipendenti di Coopservice e Servizi Italia, insieme alle volontarie e ai volontari di Fondazione Cetacea, al team di Sea the Change e all’artista educatore Massimo Marchiori (in arte Stari Ribar), lungo l’alveo del fiume Marecchia nei pressi della foce nella città di Rimini.  L’attività si è svolta pochi giorni dopo una forte alluvione, la quale potrebbe aver influenzato la tipologia dei rifiuti recuperati. Infatti, sono stati raccolti 15 sacchi di rifiuti per un totale di 256 oggetti e 500 kg, tra cui scatoloni di cartone, mozziconi di sigaretta, bottiglie in plastica e diversi elementi di tessuto come abiti, calzature e tappezzerie. Anche in questo caso, la categoria di rifiuti più abbondanti è stata la plastica con un totale di 112 oggetti catalogati (43,75%), seguita dal tessile per un 9,77%. Questi risultati sottolineano l'importanza di ridurre l'uso della plastica, incentivare il riciclo e sensibilizzare l'opinione pubblica sugli effetti negativi dell'inquinamento marino. L'evento ha inoltre dimostrato la necessità di effettuare regolarmente interventi di pulizia partendo dai fiumi, per intercettare e recuperare i rifiuti prima che arrivino al mare, e di promuovere una maggiore consapevolezza ambientale. La cooperazione tra comunità locali, autorità e organizzazioni ambientaliste è essenziale per proteggere e preservare le nostre coste per le generazioni future. 

Immagine: L’importanza dei risultati documentati nel primo Report del progetto ‘Ripuliamo il Mare’

La grande balena con le plastiche raccolte realizzata ‘in diretta’ a Ecomondo 2024

Stari Ribar (Massimo Marchiori) è l’artista che, durante l’edizione 2024 di Ecomondo, ha animato una attività di sensibilizzazione ‘live’ collegata al progetto con Sea the Change. All’interno dello stand di Coopservice e Servizi Italia, è stata infatti realizzata l’opera d’arte – ‘Balastica’ –  utilizzando i rifiuti recuperati in mare, sulle spiagge e anche durante la stessa giornata di clean-up nell’alveo del Marecchia. Grazie all’interazione con i visitatori dello stand durante i quattro giorni di Fiera si sono potute ingaggiare (e sensibilizzare) migliaia di persone alla tutela e alla salvaguardia del mare, tema cardine anche del convegno ‘Sostenibilità aziendale & tutela dei mari. La sostenibilità aziendale come valore aggiunto per l’intera comunità’, ospitato nello stand e che ha visto la partecipazione di oltre 50 persone. 

Immagine: L’importanza dei risultati documentati nel primo Report del progetto ‘Ripuliamo il Mare’

La cura metodologica facilita la valorizzazione del progetto nelle Reportistiche aziendali

L’accuratezza metodologica e reportistica del progetto ‘Ripuliamo il Mare’ consente una efficace valutazione degli impatti attraverso metriche riconducibili a standard o framework internazionali. In tal modo per le aziende partner è possibile mettere in relazione questo progetto con altre iniziative promosse e inserirle correttamente all’interno delle Rendicontazioni di Sostenibilità e di Corporate Social Responsability. A titolo di esempio una sezione del Report prodotto da Sea the Change è dedicata all’indicazione di dove e come si posiziona l’attività di Fishing for Litter nell’ambito di 4 tra i principali framework e standard riconosciuti a livello internazionale: 

La continuità dell’impegno di Coopservice e Servizi Italia per la salvaguardia del Polmone Blu del Pianeta 

Coopservice e Servizi Italia hanno da tempo avviato un percorso di impegno contro l’inquinamento da plastiche e, nell’ambito delle molteplici iniziative a favore per la tutela dell’ambiente, di partecipazione ad interventi di salvaguardia dei mari, il polmone blu del Pianeta. La partnership avviata nel 2024 con Sea the Change si è aggiunta ad iniziative quali il progetto Plastic Free rivolto ai propri dipendenti e al sostegno nel 2023 del piano di riforestazione marina promosso da Worldrise Onlus e ZeroCO2 per il ripristino di praterie di Posidonia oceanica. Va sottolineato a tal proposito come queste iniziative, oltre ad essere in totale coerenza con i valori e le strategie di sostenibilità da tempo adottate da Coopservice e Servizi Italia, contribuiscano in particolare al raggiungimento degli Obiettivi di Sostenibilità numero 13, 14 e 17 dell’Agenda 2030. Per questo, la partnership con Sea the Change proseguirà anche nel 2025 con il rinnovato sostegno al progetto Fishing fo Litter, a cui però si aggiungerà un’iniziativa di supporto ad una cooperativa di pescatori locale per la sostituzione delle normali cassette di polistirolo monouso con cassette di plastica riutilizzabili a più alta durabilità. Una sola cassetta di polistirolo, infatti, quando finisce in mare e si sfalda può produrre oltre un milione di microplastiche, che poi entrano nelle catene alimentari dei pesci e quindi di riflesso anche dell'uomo. 

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Al via il progetto ‘Ripuliamo il mare’ attraverso la collaborazione con Sea the Change, una startup innovativa a vocazione sociale che vuole rendere le aziende protagoniste della tutela dei mari e sostenitrici delle comunità locali. Con questa collaborazione verrà dato sostegno ad una attività, denominata Fishing for Litter, che prevede il recupero di rifiuti plastici marini attraverso il coinvolgimento dei pescatori locali. L’obiettivo è infatti quello di permettere ai pescatori di valorizzare il proprio lavoro ripulendo i mari e offrendo un servizio fondamentale di cui beneficia l’intera comunità.
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Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano ha rilasciato a Coopservice Soc.Coop.p.A. l’attestazione dell’acquisto di 300 Crediti di Sostenibilità della propria Riserva di Biosfera MAB Unesco, equivalenti a 300 tonnellate di CO2 la cui emissione è stata evitata o assorbita. Per Coopservice si tratta di un’azione in continuità con la certificazione ISO 14064-1 recentemente conseguita. I Crediti di Sostenibilità del Parco Nazionale vengono emessi grazie ai servizi ecosistemici assicurati da foreste certificate per una gestione sostenibile e responsabile.